lunedì 22 giugno 2009

TURCHIA ed ISTANBUL in libertà

VIAGGIO IN TURCHIA

MAGGIO ‘09 (10 giorni)

Dettaglio del viaggio e percorso :

sab16/05 : Volo Lufthansa da Bologna ore 6,15,scalo Francoforte, arrivo Istanbul ore 13.00.
Treno locale dall’aeroporto fino alla stazione di Sirkeci (vecchia stazione d’epoca di partenza dell’Orient Express, quartiere Eminonu).Pomeriggio ad Istanbul, quartiere Eminonu, ponte Galata,Torre Galata. Alle 18 partenza per piccola crociera sul Bosforo con termine alle 20. Trasferimento alla bellissima ottocentesca stazione di Haydarpasa (sul mare dal lato asiatico raggiunto con traghetto in zona ponte Galata),ore 22,30 treno notturno cuccetta per Ankara (prenotato su internet sul sito delle ferrovie turche turchish state railways
www.tcdd.gov.tr ricordandosi di usare in browser Mozzilla e non Explorer perché non compatibile).

17/05 : Arrivo ad Ankara alle 8,05. Ritiro auto Budget rent a car (prenotata su internet
www.budget.com.tr con consegna ad Izmir), partenza verso L’Anatolia centrale destinazione Cappadocia (Ankara – Goreme 290km 4h strada perfetta).
Ore 14.00 Goreme hotel Kismet Cave Hotel
www.kismetcavehouse.com (ottimo boutique hotel di 8 stanze vicino al centro). Pomeriggio e tramonto tra i piccoli e deliziosi paesini della Cappadocia nel raggio di pochi km : Zelve, Cavusin con il suo paesino nella roccia abbandonato, Goreme. Serata a pochi km da Goreme presso un bellissimo Caravanserraglio d’epoca Selgucide 1250 con spettacolo della cerimonia dei Dervisci rotanti. I caravanserragli d’epoca sono presenti specie lungo queste antiche vie di comunicazione che venivano usate per spostarsi dall’Iraq verso la costa Egea.

18/05 : La Cappadocia è un parco nazionale protetto dove si diramano vallate che offrono splendidi panorami,con coloratissimi tramonti,antiche piccionaie,paesini scavati nella roccia con i loro ritmi placidi e chiese rupestri.I favolosi “camini delle fate”sono formazioni rocciose a forma di imponenti torri coniche di 40mt erose dal vento a volte sormontate da curiosi cappucci scuri.
Mattinata visita al museo all’aperto di Goreme (un complesso di edifici e chiese Bizantine in parte affrescate del X/XI secolo scavate nella roccia). Pomeriggio Urgup, Uschisar dominato dal suo splendido castello e la valle dei piccioni, Aktepe e la straordinaria valle dei camini delle fate di Devrent dai colori rosati e sormontati da un cappello di roccia piu’scura.
Serata a Goreme ristorante A’laturca (ottima cucina turca uno dei migliori ristoranti della Cappadocia).

19/05 : Partenza verso Pamukkale. Goreme-Denzli-Pamukkale 680km 9h,30 ore con soste (strade buone).
Il percorso attraversa la Regione dei Laghi tra l’Anatolia centrale e quella Occidentale. Sosta a Beysehir sulle rive dell’omonimo lago,la città ha preservato il suo cuore Ottomano, coronata ca imponenti catene montuose innevate è poco frequentata dai turisti stranieri ed ospita una bellissima ed intatta moschea Selgucide del 1300. Altra sosta ad Egirdir, vicino alla punta meridionale del lago. Siamo sull’arteria principale che anticamente collegava Efeso a Babilionia.
Arrivo alle 21, Pernottamento a Pamukkale Melrose Allgau Hotel
www.allugauhotel.com consigliata anche la cena.

20/05 : Pamukkale è un piccolo centro termale dove ci sono solo alberghi in basso, ma dominato da una collina completamente bianca a causa dell’azione delle acque minerali che sgorgano dalle rocce, il calcio ha formato vasche, stalattiti, sporgenze di un bianco candido con un panorama unico. I Romani scoprirono per primi questo posto di acque curative ricche di calcio e costruirono in cima alla collina la spelndida Heriapolis, antica città romana della quale si possono ancora visitare i resti con le vie e un fantastico teatro romano appena restaurato. Alcuni edifici romani spuntano dalle formazioni di calcio dando l’impressione di essere semisepolti dalla neve.
Al centro del sito si può ancora fare il bagno nell’antica vasca dove sul fondo giacciono resti di colonne romane, l’acqua, calda e ricca di calcio è praticamente frizzante.
Dopo un rilassante bagno nell’antica piscina, ultima notte a Pamukkale.

21/05 : Partenza per Efeso (Pamukkale-Selcuk 200km 3h)
Sistemazione a Selcuk presso Naz Han (
nazhanhotel@gmail.com 5 piccole camere in un’antica casa greca con vista sui nidi delle cicogne.) e visita alla vicina Efeso, favolosa città romana dove passeggiando per le sue vie si può avere un’idea di come era la vitadel suo tempo.
In serata una visita a Sirinice, piccolo villaggio tipico tra le colline di ulivi e peschi.

22/05 : Penisola di Dilek a circa 40km da Selcuk. Il parco Nazionale si protende nell’Egeo fino quasi a toccare l’isola greca di Samo tra splendide verdissime insenature e baie incontaminate dove ci siamo concessi un bagno tra le acque trasparenti.
Izmir (80km da Selcuck), consegna dell’auto all’aeroporto e partenza con il volo delle 20,50 per Istanbul (prenotato in anticipo
www.turkishairlines.com ). Ore 22 arrivo aeroporto Istanbul, taxi per il Sultanahmet presso l’hotel Angel’sHome(già prenotato www.angelshomehotel.com).

23/05 : Istanbul. Sultanahamet : Aya Sofia, Moschea Blu, Basilica Cisterna,Quartiere del Bazar.
La sera il quartiere piu’animato è Beyoglu (dalla parte opposta del ponte Galata),pieno di ristoranti e locali di tendenza mentre il Sultanahamet è piu’tranquillo e turistico.


24/05 : Istanbul. Topkapi, Bazar Spezie, Torre Galata, un paio d’ore in un Hamam (Cagaloglu Hamami molto bello anche se frequentato da turisti) Il mezzo migliore per spostarsi è la metro di superficie ma anche i Taxi.

25/05 : Istanbul in mattinata, ore 14,00 partenza per l’Italia.

mercoledì 11 giugno 2008

ARGENTINA PATAGONIA TERRA DEL FUOCO

16 DICEMBRE 07 – 10 GENNAIO 08 (vedi in fondo alla pagina la scheda del viaggio)

Quando si arriva in questo paese non si ha l’impressione d’aver attraversato mezzo mondo perché l’incontro con Buenos Aires è con una città molto “europea”.
Buenos Aires infatti , primo impatto con l’Argentina, può sconvolgere per le sue dimensioni, ma di primo acchito sembra un’ angolo un po’ confuso d’Europa con un po’ d’architettura francese,grandi boulevard,cibo italiano,facce europee e niente palme o animali esotici.
Buenos Aires è una miscela rassicurante di familiarità dovuta all’innegabile influenza della vecchia Europa ed ai suoi immigrati.
E’ solo allontanandosi dalla città che si scoprono paesaggi e spazi sconvolgenti per nulla simili alle piccole, ordinate e curate distanze europee.
Un viaggio in questo paese è vivere un’emozione continua nella varietà della Natura insolita e prorompente.
Spaziando dalla “fine del mondo” ai ghiacciai spettacolari della Patagonia, agli straordinari paesaggi delle Ande, agli spazi desolati e senza confini della Patagonia argentina fino a nord dove, immersi nella lussureggiante foresta tropicale, ci si ritrova in uno scenario straordinario assordati dalle spettacolari cascate Iguazù, ho sfidato il concetto personale che avevo dell’orizzonte.
La vera anima di questo paese l’ho trovata negli incontri con le persone, sugli autobus nei lunghi percorsi di migliaia di chilometri, nei bar e nelle strade ma soprattutto nel loro orgoglio e nella voglia di parlare del loro paese. Ho lasciato la mente ed il cuore aperti per permettere che fossero loro a farmi capire questa grande nazione.

Buenos Aires l’abbiamo lasciata per ultima, ci siamo subito spinti oltre, in Patagonia nella Penisula di Valdes.
Giunti a Puerto Madryn e noleggiata l’auto ci è sembrato d’arrivare in un deserto spazzato dal vento. La penisola è infatti piatta e povera di vegetazione ed un cielo straordinario ti avvolge a 360 gradi.
E’ una delle piu’ interessanti riserve faunistiche dell’America meridionale dove si può vedere tranquillamente una spiaggia affollata di leoni ed elefanti marini, passeggiare tra i pinguini di Magellano o farsi tagliare la strada da guanachi (parenti del lama) o nandu’ (simili a struzzi) che appaiono improvvisamente lungo i 300km di strada non asfaltata che abbiamo percorso per girare l’intera riserva. La principale attrazione è la balena franca australe che viene in questa zona per riprodursi ma che è visibile solo da giugno a fine novembre. Puerto Madryn è una cittadina tranquilla e protetta in un’insenatura con una vivace spiaggia frequentata da argentini.
Il clima dalla penisola in questo periodo è secco,oscilla dai 35 gradi senza vento per abbassarsi di dieci gradi improvvisamente appena inizia il vento incessante. Anche il cielo segue continue mutazioni ed è un caleidoscopio di colori.
Il Natale è sentito molto di piu’ dal punto di vista religioso, poche sono le decorazioni ed i festeggiamenti per strada. La sera i ristoranti sono spesso affollati da intere famiglie che uniscono il gusto della cucina semplice a prezzi modestissimi (un’ ottimo filetto argentino con contorno a 15€) al piacere di stare insieme con tanto di numerosi bambini. Non siamo riusciti ad arrivare a Punta Tombo per visitare la numerosa colonia di pinguini perché piu’ vicina a Trelew che a P.Madrin.

Dalla Penisola Valdes con un volo interno siamo giunti ad Ushuaia, la città piu’a sud del mondo.
Anche in questo luogo l’attore principale è il cielo. Cè luce fino a mezzanotte, il sole è basso all’orizzonte e le nuvole si alternano a squarci di luce tra grigi ed azzurri. Il clima è estremamente mutevole. L’escursione in barca a vela avviene in un mare sempre agitato e dominato dal vento, anche se ci sono 10 gradi la sensazione di freddo aumenta per gli spruzzi d’acqua e l’aria incessante. Dopo aver avvistato il faro della baia, passiamo accanto ad un’isolotto dove a farla da padroni c'è una numerosa colonia di leoni marini e cormorani.
La città di Ushuaia è coronata dalle montagne ,incappucciate di neve anche in questa stagione che è la loro estate, e la proteggono dalle temperature rigide invernali. E’una città un po’ disordinata e piuttosto turistica e ci si imbatte in gente che proviene da ogni parte del mondo. Oltre la navigazione è possibile fare trekking nel parco nazionale della terra del fuoco tra laghi e foreste facendo attenzione a calcolare bene i tempi per ed il clima che cambia in continuazione. Un cartello avverte che siamo a 304o km da Buenos Aires e 5080 km dalla città più a nord dell'Argentina!
Ad Ushuaia, affittata l’auto con tutte le pratiche relative all’attraversamento del Cile e la riconsegna ad El Calafate, abbiamo valicato le montagne che circondano la città piu’ a sud del mondo per attraversare l’Isola Terra del Fuoco argentina, entrare in quella cilena e passare lo stretto di Magellano. Il viaggio è spettacolare, con un paesaggio che subito si addolcisce e degrada verso il mare ma sempre spazzato dai venti dell’Atlantico che si fronteggiano con quelli del Pacifico.
Tappeti verdi di pascoli punteggiati da migliaia di pecore ci accompagnano riservandoci la sorpresa di tanto in tanto di un gruppo di guanachi che ci attraversa la strada.
Dopo una tappa per il pranzo in un’affollata e caotica tavola calda frequentata da lavoratori delle industrie petrolifere locali e relative famiglie a Rio Grande, attraversiamo il confine Argentino e la zona franca per arrivare nel territorio cileno. Le formalità doganali fanno perdere un po’ di tempo e le file di camion rallentano il traffico.
Percorrendo la strada deserta che poi diventa ghiaiata per 140km, sembra che l’orizzonte sia scomparso, il cielo ci avvolge con nuvole bianche che corrono con noi e lo spazio sembra infinito, intorno il nulla, a parte qualche gruppo di pecore.
Arrivati allo stretto di Magellano ci attende una nuova fila di camion ed alcune ore d’attesa. I doganieri cileni accettano senza pudore regali e mance dai camionisti per passare per primi e le nostre proteste vengono ignorate. Finalmente alle 22,30 c’imbarchiamo, cè ancora luce, bassa e radente, un gruppo di delfini segue il traghetto per i 45 minuti della traversata con il colori del cielo che passano dal rosa al blu. Arriviamo sfiniti a Punta Delgada e pernottiamo nel primo postaccio che troviamo (un bar in lamiera con alcune camere sul retro) anche perché la mezzanotte è arrivata. Abbiamo percorso circa 550 km.

Il giorno seguente, dopo pochi km ci aspetta di nuovo la frontiera cilena con le sue burocrazie e file di camion, per poi imboccare la RN3 alla volta di Rio Gallegos, siamo nella Patagonia Argentina.
Ma cè ancora tempo per la città dove pernotteremo, una deviazione ci porta verso Cabo Virgenes, la punta piu’ a sud del continente sudamericano. La strada che porta al Cabo (140km) è ghiaiata e passa a fianco di numerose Estancias, ossia fattorie dedite all’allevamento nelle quali si svolge tutta la vita (scuole comprese) delle famiglie che ci vivono e lavorano. Alcune sono fiere delle loro origini europee, alcune addirittura conservano il mobilio d’epoca dei parenti giunti ad esempio dall’Inghilterra o dalla Scozia. Pernottare lì è quasi impossibile, quelle che fanno questo tipo di servizio sono prenotate da tempo e piuttosto care.
Anche l’industria petrolifera lascia i suoi segni, infatti ogni tanto in distanza si avvistano solitari pozzi di trivellazione. L’imponente faro domina il Cabo e li’ mangiamo in una deliziosa tavola calda con vista mozzafiato a picco sul mare, deserta ma animata dalle simpatiche cameriere con le quali inneschiamo l’immancabile conversazione con foto di rito.
Poco distante cè un Pinguinera (riserva di pinguini) dove sbalorditi passeggiamo in mezzo a centinaia di simpatici pinguini di Magellano che quasi c’ignorano, lasciandosi avvicinare.
La serata a Rio Gallegos è allietata da una squisita bistecca Bife de Lomo , contorni e dolci con i soliti 15€ a testa.

El Calafate è la destinazione successiva dopo circa 300km. La cittadina è prevalentemente turistica, ed è la base per visitare il ghiacciaio Perito Moreno. Tutto si sta preparando per la “Noce Buena” la notte di Natale. In questa occasione tutte le famiglie si riuniscono per il tradizionale Asado (grigliata mista di carne) tutti portano un pezzo di carne e si mangia fino a tardi davanti all’immenso braciere che può essere sul balcone come nel giardino. Quasi tutti i ristoranti chiudono, cosi’ come negozi ed attività commerciali, troviamo un posto per miracolo in un ristorante che sembra italiano.
E’il giorno di Natale e a 80 km ci aspetta il mitico ghiacciaio Perito Moreno nel Parque Nacional Los Glaciares Sud.
Lo spettacolo del ghiacciaio Moreno è strepitoso, non solo è una esperienza visiva ma anche uditiva, per il rumore che emette dal suo avanzare e dal distacco dei blocchi di ghiaccio. Il ghiacciaio è lungo oltre 30km ed entra nel lago argentino con un muro dal quale si staccano ripetutamente blocchi che poi cadono in acqua.
Da una serie di passerelle si può vedere da vicino cosi’ come pure da escursioni in barca oltre che dalla riva del lago sulla quale si può sostare
bagnandosi i piedi mentre passano blocchi di ghiaccio: un Natale decisamente insolito !

Consegnata l’auto si parte in bus attraverso la Ruta 40, ancora non asfaltata, per El Chalten nel Parque Nacional Los Glaciares Nord, li’ ci aspettano le vette del grande Fitz Roy.
Lungo la strada non mancano gli originali che con i mezzi piu’ impensati, dalle Lambrette d'epoca, ai fuoristrada o furgonati, affrontano il mitico percorso della Ruta 40 che attraversa tutta l’Argentina da Nord a Sud e che ha la particolarità d’essere piuttosto accidentata e desolata: un guasto meccanico può essere un bel problema!
El Chalten è un disordinato villaggio di frontiera, isolato da tutto, dove non funzionano neppure i cellulari, frequentato da trekker, anche un po’ hippy, campo base ideale per affrontare il Fitz Roy ma anche l’imponente Cerro Torre.
Si può pernottare nei grandi ostelli, ma anche locande ed hotel non mancano. Il Fitz è spesso circondato da nubi e raramente se ne libera per farsi ammirare nella sua maestosità. Affronto il sentiero Laguna Torre che dopo circa 4 ore mi presenta di fronte lo spettacolo del lago in quota che ospita il ghiacciaio Torre con il suo imponente muro di ghiaccio.
Il sentiero si snoda tra i boschi con alberi contorti ed i tempo cambia ogni mezz’ora, con fortissime raffiche di vento che sulla cresta che domina il lago rischiano piu’ volte di buttarmi a terra... e ci riescono.
Anche il Cerro Torre è spesso coperto dalle nuvole e devo aspettare un po’ prima di ammirarlo completamente. Sono montagne imponenti che però hanno la particolarità d’avere alla loro base i laghi con i ghiacciai, veramente uno spettacolo. La sera alla Taverna siamo in compagnia di personaggi un po’ originali: trekker di ogni nazionalità bruciati dal sole, fricchettoni, fotografi e scrittori solitari che cercano qui un’ angolo di pace assoluta a contatto con la natura.
Concludiamo la serata ridendo di una fotografa francese con la sua Nikon sul tavolo che si divora una bistecca sufficiente a sfamare una famiglia.
Il Bus ci riporta all'areoporto di El Calafate, dove c’imbarchiamo sul volo per Puerto Iguazu’, che però fa scalo nella notte a Buenos Aires.
Ci prepariamo ad ammirare le fantastiche cascate Iguazu'.

A Puerto Iguazu’ ci accoglie un clima caldo ed umido. E’ una città di frontiera con edifici fatiscenti e grandi alberghi per turisti e bambini in strada che chiedono soldi.
Le Cataratas dell' Iguazu’ sono un spettacolo straordinario, che colpisce per l’imponenza, le dimensioni ed il rumore. Scrosciano all’interno di una foresta tra Brasile ed Argentina formato da una foresta pluviale pullulante di flora e fauna uniche. Si possono vedere le cascate da entrambi i lati : brasiliano ed argentino.
Le cascate dal lato argentino si visitano in 1 giorno. L’aria è umida e piovosa ma non compromette la spettacolarità del luogo dominato dal ruggito della Garganta del diablo (gola del diavolo). Da quel lato si può andare molto vicino alle cascate, in certi punti sembra d’esserci dentro.
Con un bus il giorno dopo abbiamo poi raggiunto l’ingresso del parco dal lato brasiliano, da qui la visione è piu’ completa ed ugualmente spettacolare, ma a piedi ci si avvicina meno alle cascate e l’intero percorso si fa in mezza giornata. Merita di salire sui gommoni che portano i vitatori sotto la cascata: mettetevi in costume da bagno !
Salta all’occhio la differenza delle condizioni sociali tra Brasile ed Argentina. Il Brasile è ricco ed offre posti di lavoro, la brasiliana Foz d'Iguazù è grande, ricca di moderni palazzi e grandi alberghi, anche i prezzi sono molto piu’ alti.

Si cambia mezzo di locomozione, da ora ci spostiamo nei grandi Cama Bus (autobus con sedile che si trasforma in semi-letto).Sono molto utilizzati in Sudamerica,in assenza dei treni, perché permettono di coprire lunghe distanze ed avere la comodità di dormire. Il nostro viaggio con destinazione Salta, nel nord ovest del paese, durerà 23 ore ininterrotte per percorrere oltre 1500km inizialmente costeggiando il fiume Paranà che separa Argentina e Paraguay (secondo fiume in lunghezza dopo il Rio delle Amazzoni), su strade che attraversano piantagioni d’ananas, campi di meloni e cocomeri ma soprattutto estese coltivazioni d’erba Mate, principale risorsa della zona. E’un’erba che viene essiccata ed utilizzata in un’ apposito contenitore per farsi in ogni momento della giornata un’ infuso caldo. Ha proprietà eccitanti tipo caffeina ed è curioso come gli argentini si spostano o passeggiano costantemente equipaggiati con l’attrezzatura (thermos, erba e contenitore) per bersi l’infuso a qualunque ora.
E’ su questi mezzi che s’incontra l’Argentina. Le persone che affrontano questi viaggi si spostano per visitare i parenti che abitano molto distanti, oppure per un lavoro in una zona piu’ricca (il nord è piuttosto povero mentre il sud e la Patagonia sono piu’ ricchi), oppure i piu’ distinti per affari. E’ osservando queste persone, le loro grandi scatole che si portano appresso, i loro visi rigati di lacrime i lunghi saluti ed abbracci alla stazione che ti rendi conto dei sentimenti di questa gente. Amor Amor è spesso il saluto che accompagna dal finestrino la partenza delle persone o i lunghi interminabili baci fra coppie sui sedili in tutte le ore di viaggio.
Dal finestrino scorrono ininterrotti pascoli di vacche e cavalli, e verso sera assistiamo al tramonto sul Rio Paranà appena fuori da Corrientes. I bambini si tuffano dai ponti senza remore nelle acque torbide e gli abitanti delle città sfuggono al caldo allontanandosi con sedie e sdraio nei luoghi di verde ai bordi della strada o lungo il fiume.

Salta è senza dubbio la città piu’ vivace dell’Argentina settentrionale. Grande quantità di giovani, luogo di passaggio per i viaggiatori diretti verso la Bolivia. Circondata da edifici coloniali, Piazza 9 de julio, dove abbiamo pernottato, è suggestiva ed è delizioso oziare seduti ai suoi caffè all’aperto guardando la gente che passa.
Con l’auto a noleggio il primo giorno ci spingiamo nel cuore delle Ande, lungo il tragitto del famoso “Tren a las Nubes” (treno delle nuvole) che però è in funzione solo nella stagione secca che qui va da marzo a novembre, destinazione oltre San Antonio de los Cobres paesino a 3750 mt d’altezza. Il tragitto è favoloso attraverso canyon di roccia colorata e pendici di montagne coperte da enormi cactus. La strada è solo in parte asfaltata ed in alcuni tratti piuttosto stretta, a picco sulle valli, franata ed accidentata. L’impresa piu’ ardua è quando s’ incontrano camion o altri veicoli per farli passare. In piu’ aquazzoni improvvisi rendono la stada ancora piu’ instabile e pericolosa. Quando piove come in questa stagione, le strade si allagano completamente e formano tanti piccoli fiumiciattoli ed allagamenti che in certi casi ci costringono a scendere per verificarne l’accessibilità, 3 ore per fare circa 150km!
Il paesino minerario di Sant Antonio è estremamente povero ed al nostro arrivo ci corrono incontro gruppi di bambini e anziane donne che chiedono e cercano di vendere qualsiasi cosa. Sono di razza Quecha, hanno la pelle scura e bruciata dal sole dell’altezza.. Fuori dal paese ci fermiamo da un bimbo che vuole venderci una caciotta di formaggio, vive dall’altra parte della valle, vicino al fiume ci dice con tutta la sua famiglia che lo manda lungo la strada a vendere qualche cosa ai turisti di passaggio per far quadrare il bilancio famigliare. Impietositi gli diamo qualche pesos ma lui non capisce il perché del denaro senza nulla in cambio e rimane come paralizzato, allora faccio finta di ricompensarlo scattando una foto e lui se ne va soddisfatto.20km dopo si può arrivare fino sotto all’imponente viadotto del treno dove la ferrovia raggiunge i 4500mt. Ma il punto è particolarmente inaccessibile se non con un fuoristrada che noi non abbiamo. Dopo aver raggiunto oltre i 4000mt seguendo la strada, dobbiamo tornare indietro con la nostra Fiat Palio che ormai non ne può piu’, sotto lo sguardo incuriosito di molti gruppi di lama ai bordi della strada. Non sembra ma l’altezza si sente e nell’ultima corsa fatta fuori per controllare la stabilità della strada torno con un fiatone che mi costringe a coricarmi sul sedile un attimo.
Le valles Calchaquies rappresentano una delle maggiori vie di comunicazione attraverso le Ande per raggiungere Cile e Peru’. Magnifici sono gli scenari naturali con le roccie che vanno dal giallo al rosso intenso per poi coprirsi di verde e che possiamo scoprire il giorno successivo attraversando queste valli diretti nella piccola cittadina di Chachi a 2300mt d’altezza. La strada è sempre piuttosto impegnativa asfaltata solo in parte e con tratti difficili pericolosamente in bilico sugli strapiombi sottostanti. A Chachi si respira un’ atmosfera senz’altro piu’ vivace che nella polverosa San Antonio.Le strade sono lastricate e gli edifici coloniali si alternano alle case povere fatte con mattoni cotti al sole che qui usano molto.
Al ritorno l’ennesimo improvviso temporale ci coglie di sorpresa mettendoci in difficoltà con la povera Fiat costretta ad affrontare guadi e voraggini del terreno….ci voleva proprio un fuoristrada accidenti! Stanno comunque lavorando, ci sono diversi cantieri che lascia supporre che forse un giorno queste vie di comunicazione saranno piu’ sicure.

E’ arrivato il giorno di salutare a malincuore Salta dove abbiamo trascorso 3 giorni tranquilli e con un clima piacevole, ultimo giro sulla funivia che ci porta sulla montagna che domina la città e dalla quale si gode il panorama della valle. La destinazione ultima è la città di Buenos Aires dalla quale ci separano oltre 1500km ed oltre 20 ore di Bus. Nonostante quello che si possa pensare, questo modo di viaggiare non stanca: i Cama bus sono estremamente confortevoli e si riesce anche a dormire. Vi è anche il servizio dei camerieri e dei pasti, buono e non manca nulla.
La stazione degli autobus, altro luogo pieno di storie e di sentimenti. Interi gruppi famigliari con pacchi e bagagli per affrontare un cambiamento o un trasferimento in un’altra città. E’ da poco trascorso il capodanno e molti tornano alla vita di sempre magari affrontando un viaggio verso la capitale.

A Buenos Aires c’attende la morsa del caldo, 38 gradi!
E’ domenica e ci immergiamo tra la folla che si accalca al mercatino di San Telmo, caratteristico quartiere dove passiamo anche la serata tra le strade affollate di ballerini di Tango. Le rappresentazioni sono ovunque, seduti nella graziosa ed affollata piazzetta un’ ubriaco con il suo cane insiste per parlare, tutti qui vogliono raccontare le loro storie. La notte è calda e la musica non cede fino a tardi con la gente che balla allegramente.
Tre giorni ci sono sufficienti per farci un’idea della città, assaporare quell’aria europea d’inizio secolo ancora evidente nei vecchi caffè d’epoca come il cafè Tortoni, dove nel seminterrato ogni sera ci sono esibizioni di tango, osservare i palazzi imponenti che ricordano la Parigi degli anni venti, o passare una serata nell’elegante quartiere Palermo seduti ad un ristorante serviti con ottima carne ad un prezzo che a casa ce la sogniamo. E poi ancora passeggiare tra le tombe dei personaggi illustri al Cementerio della Recoleta o tuffarsi nelle caotiche vie commerciali di Avenida Florida che offrono uno spaccato della vita cittadina... o il blitz al quartiere "Caminito" contiguo allo stadio del Boca.

Questa straordinaria esperienza è ormai finita, ma ci lascia qualche cosa di vero, più del semplice ricordo.
Durante il viaggio la mente si libera dal pensiero del futuro, pensi solo in che posto nuovo sarai domani o che nuove esperienze di viaggio avrai nell’immediato, nei progetti c’è già la meta successiva, ma il tuo orizzonte temporale non va oltre. Perdi un po’ i riferimenti della società nella quale sei abituato a vivere, hai valori nuovi di socializzazione, solidarietà e comprensione, voglia di conoscere e di capire. E’ la situazione ideale per renderti conto del posto in cui sei.

SCHEDA RIASSUNTIVA DEL VIAGGIO
Durata totale incluso il viaggio : 26 giorni dal 16 Dicembre al 10 gennaio
Costo tutto compreso (voli,noleggi,trasferimenti,pasti,divertimenti,extra) : 4.500 euro a testa.
Dom 16: volo Roma-Madrid Madrid-Buenos Aires
Lun 17: Buenos Aires ore 9,30 Aeroporto internazionale Pistarini.
Trasferimento in taxi all’ Aeroparque Newberry
Ore 12,00 volo Buenos Aires – Trelew (120Eu). Arrivo alle 13,30 e trasferimento in taxi a Puerto Madrin (60km) ore 14,30. Sistemazione in hotel prenotato telefonicamente da Buenos Aires, nolo auto per giorno dopo ed acquisto volo per il 20 dic presso agenzia delle Aerolinas Argentinas.
Mart 18 : Partenza in auto per la Riserva faunistica Penisola Valdes (a 100km) e percorso completo della penisola (altri 300km di strada non asfaltata). Punta Degada e la colonia di leoni marini, Porto Piramides (da li’ partono le escursioni in barca per vedere la balene visibili solo da giugno ad inizio dicembre) Caleta Valdes e la grande colonia di pinguini, Punta norte e la colonia di leoni ed elefanti marini, in stagione si possono vedere anche le orche che si avvicinano alla spiaggia minacciando i leono marini ed i pinguini): Rientro in serata a Puerto Madrin.
Merc19 : Punta Loma (15km da Puerto Madrin) e la colonia di leoni marini. A punta Tombo (a 100km da Trelew, 160 da Puerto Madrin si può visitare una grande colonia di pinguini, ma in quel caso è meglio pernottare a Trelew e visitare anche il paesino scozzese di Gaiman).
Giov 20: Puerto Madrin-Trelew aeroporto in taxi, Ore 16.00 volo Trelew – Ushuaia (120Eu).
Arrivo in serata ad Ushuaia e pernottaneto in Hotel prenotato telefonicamente dall’aeroporto di Trelew.
Ven 21: Ushuaia, Navigazione del canale Beagle in barca a vela (durata 4/5ore) con escursione acquistata presso il molo (compagnia 3 Marias). Escursione sull’isola H (riserva protetta), visita a colonia di leoni marini. In serata Nolo auto per partenza giorno dopo (4 giorni con consegna El Calafate 500Eu). Se fossimo rimasti 1 giorno in piu’cè la possibilità di fare trekking nel Parco Nazionale Terra del fuoco poco distante dalla città.
Sab 22: Partenza in auto da Ushuaia, sosta a Rio Grande (Terra del Fuoco Argentina),attraversamento dell frontiera Cilena con formalità doganali (1/2 ora),dopo aver percorso 150km di strada non asfaltata siamo arrivato allo stretto di Magellano, ed abbiamo attraversato lo stretto in circa 45 minuti ma purtroppo con un’attesa di 2 ore per la lunga fila di camion che venivano fatti passare per primi. Notte di sosta a Punta Degada (Patagonia Cilena).
Dom 23: Partenza da Punta Degada, attraversamento della frontiera Argentina (1/2ora di sosta) poi imboccata la RN3 verso Rio Gallegos (Patagonia Argentina) , a pochi km dala città abbiamo deviato per Cabo de Virgenes (il capo all’estremo sud del continente argentino) dove siamo arrivati dopo 150km di strada non asfaltata. Pranzo al faro sulla costa ventosa e visita all’area protetta di Cabo Virgenes ed alla Pinguinera, dove da settembre a marzo nidificano i pinguini di magellano (ce ne sono a centinaia).
In serata arrivo a Rio Gallegos con pernottamento.
Lun 24: Rio Gallegos-ElCalafate (300km strada asfaltata). Sistemazione in Hotel.
Mart 25: El Calafate- Perito Moreno in auto (80km), escursione sul lago in barca fino sotto al ghiacciao, sosta lungo le rive del lago per ammirare l’immnsa parete di ghiaccio dalla quale ogni tanto si staccano dei blocchi e cadono in acqua con impressionante fragore.
Merc 26: El Calafate, consegna dell’auto, acquisto del biglietto aereo per Puerto Iguazzu’con cambio a Buenos Aires (290Eu) per venerdi’28. Partenza in pullman ale 13,00 per El Chalten (4 ore di Ruta 40 non asfaltata).Pernottamento ad El Chalten.
Giov 27: Trekking ai piedi del Fitz Roy. Sentiero Cerro Torre (8h a/r) con arrivo al ghiacciaio Cerro Torre che si tuffa nel lago in quota. (In alternativa il sentiero Los Lagos, durata 10h a/r , con vista completa del Fitz Roy ma solo nei giorni sereni).
Ven 28: El Chalten- El Calafate Aeroporto sempre in bus circa 4h con arrivo dopo le 16.
El Calafate -Buenos Aires (con pernottamento).
Sab 29: Buenos Aires-Puerto Iguazzu’, arrivo ore 12.00 in hotel prenotato telefonicamente da El Calafate. Nel Pomeriggio a Puerto Iguazzu’ abbiamo prenotato il Cama Bus (bus dotato di poltrone letto) per Salta, ed Informazioni varie per visita alle cascate.
Dom 30: Visita alle cascate dal lato Argentino (6/8 ore solo a piedi+trenino) con breve escursione in barca direttamente sotto le cascate.
Lun 31: Visita alle cascate dal lato Brasiliano. In Bus da Puerto Iguazzu’(Ar) a Foz Iguazzu’ (Br) in circa 1 ora, poi con un’autobus da Foz alle cascate (altri 45 min), le formalità alla frontiera Brasiliana sono piuttosto veloci.
Mart 1: Puerto Iguazzu’-Salta in Cama-Bus, Partenza ore 11, durata viaggio 23 ore per c.a. 1.500km.
Merc 2: Arrivo a Salta alle 10,30, sistemazione in hotel prenotato telefonicamente da Puerto Iguazzu’, noleggio auto per giorno dopo, prenotazione bus per Buenos Aires.
Giov 3: Salta-S.Antonio Los Corbes-Salta (400km a/r) in auto su strada al 50%non asfaltata. Breve visita al paese a 3.700mt d’altezza fino quasi ai piedi del ponte del famoseo treno delle nuvole la cui strada ferrata incrociamo piu’ volte lungo la strada (meglio noleggiare un fuoristrada).
Ven 4: Salta- Parque National Los Cardones - Chachi- Salta (300km a/r) in auto su strada 50%non asfaltata. Breve sosta per il pranzo a Cachi, caratteristico paesino andino a 2.300mt d’altezza.
Sab 5: Salta, visita alla città, ore 15,00 partenza in bus per Buenos Aires (20 ore).
Dom 6: Buenos Aires arrivo ore 9,30, sistemazione in hotel, visita al quartiere di S.Telmo ed al caratteristico mercatino della domenica. Pomeriggio nel quartiere Microcentro.
Lun 7: Buenos Aires Pomeriggio in piscina serata a Palermo veja
Mart 8: Buenos Aires, quartiere Boca e recoleta con cimitero monumentale.
Merc 9: Buenos Aires Partenza dall’ereoporto internazionale Pistarini alle ore 14,00
Giov 10: Arrivo a Roma in tarda mattinata e treno per Bologna.

giovedì 6 settembre 2007

VIAGGIO IN WEST USA

Agosto 2006

STATI UNTI OCCIDENTALI :

California, Nevada, Utah, Idaho, Wyoming, Colorado, Arizona.

Durata : 21 giorni con il viaggio.
Km percorsi : circa 7.000
Costo tutto compreso : circa 3.000 € a persona.

Giovedi’ 17 agosto : Partenza da Milano Malpensa destinazione LOS ANGELES con ritiro auto a noleggio e pernottamento.

Venerdi’ 18 agosto : Da LOS ANGELES a SAN FRANCISCO (615 km 5h,40)
visita a San Francisco con pernottamento.

Sabato 19 agosto : giornata a SAN FRANCISCO con pernottamento.
Abbiamo cominciato col la visita al Downtown (città vecchia) con le sue belle case vittoriane alternate ad avveniristici grattacieli. Abbiamo poi affittato delle bici per spostarci nella zona del porto dal quale si vede l’isola di Alcatraz e siamo arrivati fino al Golden Gate attraversandolo, dall’altra parte si può anche salire su un ferry boat che riporta in città. La città si sviluppa su una serie di colline ed è quindi tutto un sali-scendi, ci siamo spostati con un simpatico tram a rotaie sul quale ci si può stare anche aggrappati all’esterno.
Curiosa è la ripidissima Lombard Street famosa per essere la via piu’ tortuosa. Caratteristico è l’immenso ed affollatissimo quartiere cinese Chinatown. A SF cè la comunità cinese piu’ numerosa d’America. Mission invece è il quartiere latinoamericano della città. A SF si respira un’atmosfera particolare anche per la varietà etnica dei suoi quartieri e soprattutto dei molti locali e ristoranti.

Domenica 20 agosto : da SAN FRANCISCO a YOSEMITE (309 km 4h) con pernottamento.
Partendo da SF, abbiamo attraversato Okland, città periferica con quartieri piuttosto malfamati e casette modeste. La popolazione è prevalentemente di colore ed ispanica. La nostra attenzione è andata ai negozi di alimentari e liquori, con grosse sbarre alle porte piu’ volte forzate.
Usciti dai centri urbani, il paesaggio si apre ad immense praterie che pullulano di ranch con vastissimi pascoli per mandrie di bestiame che coprono il verde come immense macchie scure.
Per la strada siamo stati piu’ volte sorpassati da giganteschi pickup con a bordo i mandriani della zona.
La notte passata alle porte del parco è ai bordi della foresta in un alloggio in legno con piu’ camere e bagni in comune, l’accoglienza e la pulizia sono ottimi.

Lunedi’ 21 agosto:YOSEMITE (CA) (visita al parco) a ELKO (NEVADA) (400km)
La Yosemite Valley è il cuore del parco e la sua parte piu’ bella. Spettacolare è il Glacier Point, una parete ripidissima di roccia di circa 1000mt che domina l’intera vallata, prima di arrivare all’altissima cascata a tre salti Yosemite Falls considerata la piu’ alta di tutto il nord America.
La vegetazione, prevalentemente di abeti, è caratterizzata da fusti altissimi e molto grossi che si avvicinano all’aspetto delle sequoie che si possono vedere poco distanti percorrendo la strada che esce dal parco. Per uscire da Yosemite, si passa attraverso il Tioga Pass ad oltre 3000mt dominato da vette perennemente innevate che si specchiano nei numerosi laghi.
Entrati in NEVADA il paesaggio cambia di colpo. Sempre in quota (1200mt) attraversiamo un paesaggio piu’ livellato con distese verdi infinite e vallate solcate da strade in mezzo al niente.
Arriviamo in serata ad ELKO, città tipica del west dove si tramanda ancora la cultura dei cowboy. Nonostante gli edifici rinnovati, la struttura è ancora quella tipica del paese con i negozietti e mercerie, saloon ma anche casinò. Gli abitanti della zona circolano con scassati pickup e si vestono con stivaletti e l’immancabile cappello che non tolgono neppure al ristorante o al saloon. La sera a cena la trascorriamo in un’ affollatissimo ristorante frequentato da numerose famiglie di contadini dove ci servono delle bistecche (t-bon) gigantesche.

Martedi’ 22 agosto: da ELKO (NV) a SALT LAKE CITY (UTAH) con pernott. (600 km).
Attraversando vaste distese di montagne disabitate e solitari deserti percorriamo la strada verso Salt Lake City, arrivati in prossimità del lago il terreno diventa piatto e di un bianco abbagliante (sale essiccato) mentre sullo sfondo si stagliano piu’ scure le catene montuose. Poco distante dalla città, cè un’isola che è parco naturale (ANTILOPE ISLAND) dove intere mandrie di bisonti ed antilopi circondano la distesa immensa (500kmq) d’acqua salata. Approfittando delle immense spiagge a disposizione ci siamo bagnati nel lago stando facilmente a galla per l’azione dell’acqua salata.
SALTLAKE è la sede della chiesa Mormone (principale religione dello stato). Si notano subito le rigide leggi nei confronti del consumo di alcolici e nella chiusura dei locali (alle 22 non cè un’anima in giro). Visitando la città di sera siamo rimasti sorpresi dal lusso, la pulizia e la bellezza degli edifici moderni ma anche di fine ‘800 che si trovano soprattutto nella centralissima Mormon Square.

Mercoledi’ 23 agosto : da SALT LAKE (UT) a YELLOWSTONE (580km 6h30).
Arrivati verso sera abbiamo pernottato all’interno del parco presso in una struttura che offre cabine in legno con bagno piuttosto essenziali. La strada che percorre l’interno forma due anelli di 150 km che passano attraverso diverse regioni. La natura la piu’ varia perché passa da laghi alpini, fiumi, cascate, canyon e naturalmente geyser e pozzi di fango bollente.

Giovedi’ 24 agosto : YELLOWSTONE (WY) visita al parco con pernottamento
Cominciando dalla zona dove abbiamo trascorso la notte (canyon lodge) abbiamo visitato il canyon ed il suo spettacolare panorama oltre alle imponenti cascate (lowe and upper falls) spostandoci poi lungo la statale che attraversa il parco percorrendo parte dei due anelli. Nella geyser country ci sono geyser, e pozzi di fango bollente oltre al famoso OLD FAITHFULL il quale, ad intervalli di un’ora e mezza circa emette un getto d’acqua bollente che può arrivare dai 30 ai 50 mt. Percorrendo poi la strada che costeggia il piu’ grande lago alpino del mondo YELLOWSTONE LAKE abbiamo pernottato al lake lodge sempre presso le cabine spartane ai margini del bosco.

Venerdi’ 25 agosto : YELLOWSTONE (WY) a LARAMIE (WY) (670km 8h)
Uscendo dal parco ed attraversando l’intero Wyoming ci si rende conto del perché è uno degli stati meno densamente popolati degli Usa, lande desolate, vasti ed aridi bacini, ettari di campi punteggiati da bestiame, cavalli selvaggi e granai abbandonati, strade deserte e lunghissime. Dopo aver attraversato la riserva indiana Shoshone siamo arrivati a Laramie dove abbiamo pernottato. Città giovane e spumeggiante sede dell’università of Wyoming. Animato il downtown dove non mancano ristoranti e bar in stile western e dove abbiamo cenato in un’affollato ristorante frequentato da ragazzi.

Sabato 26 agosto : da LARAMIE (WY) a GRAND JUNCTION (CO) (621km 5h)
La regione delle ROCKY MOUNTAIN NATIONAL PARK in Colorado deve la sua celebrità alle magnifiche montagne che svettano oltre i 4200mt. La US34 attraversa il parco e ci ha portato alla spettacolare altezza di 3700mt, zero gradi ed a una mini-nevicata. All’uscita si attraversa la riserva indiana Araphao.

Domenica 27 agosto : da GRAND JUNCTION(CO) a CAMERON (AZ)(607km 8h)
Dopo aver attraversato lo stato del Colorado, Passando per Moab dove si può visitare il NP ARCHES (parco degli archi di pietra), noi abbiamo proseguito per la MONUMENT VALLEY al centro della RISERVA NAVAJO dove siamo rimasti fino a metà pomeriggio.Le stupende formazioni di roccia rossa erose dal vento dominano l’immenso pesaggio, bellissima l’esperienza di scendere con l’auto e percorrere la strada che scorre tra le formazioni rocciose. Rimanere per il tramonto sarebbe stata un’esperienza molto suggestiva. Il Ripartiti verso il Grand Canyon siamo entrati nella riserva indiana Hopi dove poi abbiamo pernottato a Cameron (piu’ che una città solo un borgo di case) in un motel gestito da personale indiano.

Lunedi’ 28 agosto : da Cameron al GRAND CANYON NP (1/2 giornata di visita) a (200km) WILLIAMS (AZ) sulla ROUTE 66 con pernottamento.
Il GRAND CANYON è un’enorme spaccatura della terra percorsa dal fiome Colorado. Le foto non sono sufficienti ad esprimere la bellezza, la grandezza e l’intensità di questo luogo. Visto dalla south rim (sponda a sud) ci vuole un po’ di tempo per riempirsi gli occhi delle immagini delle rocce multicolori a piu’ strati, i dirupi, le fenditure ed il fiume giu’ in basso ad oltre 1 miglio, mentre l’altra sponda è a meno di 10 miglia. Sarebbe stato bello, fermandosi 1 notte, si può arrivare a piedi prima ad un’accampamento navajo a metà strada, poi al fiume giu’ in fondo con quasi 1 giorno di cammino attraverso al sentiero Bright Angel lungo oltre 25km.
Serata trascorsa a Williams città che porta avanti disperatamente il mito della route 66, l’atmosfera è nostalgica e conserva ancora diversi edifici restaurati riprendendo cosi’ l’aspetto originario. In un ristorante modesto dove sono rigorosamente vietati gli alcolici e dove sembrava non capissero la lingua inglese, abbiamo cenato a fianco di una famiglia mormone con tanto di abbigliamento ottocentesco e cappello in testa, non mi avrebbero stupito se nel parcheggio avessero avuto un carro con cavallo piuttosto che un’ arrugginito pickup.

Martedi’ 29 agosto : da WILLIAMS (AZ) a LAS VEGAS (NW) con pernotto (350km 4h)
Dopo WILLIAMS ci siamo immessi sul tracciato originale della ROUTE 66 fino a FLAGSTAFF per poi dirigerci verso LAS VEGAS. La vecchia strada è solcata raramente da qualche vettura o vecchio camion ed ogni tanto, in qualche area di servizio deserta e semi abbandonata, qualche venditore di vecchia ferraglia o cartelli arrugginiti o forse fasulli degli anni’50 cerca di fare il suo business. Ai bordi della strada non è raro vedere ancora qualche insegna ancora in piedi di vecchi motel semi-abbandonati.
LAS VEGAS ha dimensioni grandiose, dove edifici sfacciatamente vistosi si ergono sulla sabbia del deserto del Mojave. Gli edifici sono quasi tutti alberghi costruiti soprattutto perché la gente li vada a vedere e frequenti le case da gioco all’interno. Durante il giorno, vista la temperatura di oltre 40 gradi, siamo rimasti in piscina, li’ ogni hotel ne ha una. Arrivando in giorni infrasettimanali abbiamo potuto alloggiare ad un prezzo ridicolo di 60 dollari per stanza in 4 stelle con uso di piscina sul tetto con finta spiaggia e spruzzatori d’acqua per rinfrescare, veramente confortevole.

Mercoledi’ 30 agosto : da LAS VEGAS, DEATH VALLEY e pernotto a Victorville ( motel sulla strada per San Diego).
La valle della morte è sotto il livello del mare, è caratterizzata da aspri canyon, dune sabbiose ed ampie e piatte vallate, ma soprattutto dalla temperatura che può arrivare oltre i 50 gradi (noi siamo arrivati a 46°) Dopo Fornace Kreek abbiamo fatto sosta a Dante’s View da dove si domina l’intera depressione e a Zabriskie Point circondato da strane rocce di colore giallo, l’amosfera è suggestiva ed inquietante soprattutto per la totale assenza di qualsiasi forma di vita. La strada scorre dritta ed inutile dire che non ci sono abitazioni o punti di ristoro.

Giovedi’ 31 agosto : da Victorville a SAN DIEGO

Venerdi’ 1 settembre : SAN DIEGO.
La città ha uno dei porti naturali piu’ grandi al mondo, un downtown storico e pieno di locali e ristoranti alla moda ed è una città con atmosfere europee e soprattutto molto piu’ rilassante di altre grandi città. La temperatura è gradevole tutto l’anno e le spiagge sull’oceano sono favolose. Dall’ isola di Coronado, di fronte alla città, ed unita con un ponte, si vede lo skyline di San Diego dall’altra parte della baia, caratterizzato da moderni grattacieli. In un paio di giorni abbiamo visitato la città ed il downtown con i suoi edifici e teatri d’epoca ottimamente restaurati, oziato per ore sulla grande spiaggia osservando i surfisti o le famiglie che preparano il barbecue per la cena e passato le serate nell’affollato ed allegro downtown tra i bei locali e ristoranti di ogni tipo (italiani,giapponesi,cinesi, ecc…).

Sabato 2 settembre : SAN DIEGO.
Con un comodo treno, abbiamo varcato il confine con il Messico e ci siamo fermati a TIJUANA. Qui l’ambiente è totalmente diverso. Nella città regna il caos di gente, venditori ambulanti, negozi che vendono di tutto, traffici non troppo trasparenti, quartiere a luci rosse in funzione 24 ore e soprattutto farmacie-supermarket che offrono ogni tipo di medicinale senza ricetta a prezzi molto convenienti. Meta di molti turisti ed americani per acquisti a basso prezzo. Il ritorno negli USA è stato po’ piu’ difficoltoso, a causa delle infiltrazioni illegali i controlli sono severissimi e la coda per riprendere il treno ha portato via diverse ore (e stato meglio non avventurarsi in auto dove file chilometriche affollano la frontiera).

Domenica 3 settembre : da SAN DIEGO a LOS ANGELES
Abbiamo percorso la strada che affianca l’oceano con una sosta a Santa Monica (una specie di Rimini affollatissima attraverso la quale passa pure un’autostrada) è un po’ una vetrina di personaggi che sfrecciano sul lungomare con ogni mezzo. Siamo poi arrivati a Los Angeles nel pomeriggio.

Lunedi’ 4 settembre : LOS ANGELES
E’ una città immensa e bisogna decidere prima cosa vedere. Hollywood è pochi km dal Downtown con la walk of fame (trafficatissima strada piena di negozi di paccottiglie e costumi teatrali oltre che le famose impronte dei personaggi famosi nel marciapiedi) non mi ha entusiasmato. Il vicino quartiere di Beverly Hills con Rodeo Drive e Sunset Blvd è il regno del lusso con le ville sontuose ed i negozi delle maggiori griffe. Mancata purtroppo per motivi di tempo la visita al Getty Center. Per la serata è molto alla moda il quartiere di West Hollywood con molti locali e ristoranti e bella gente. Il Downtown della città è dominato da splendidi edifici e grattacieli e soprattutto da uno dei simboli della città : l’auditorium Walt Disney Hall, bellissimo edificio moderno in acciao progettato dall’architetto Frank Ghery e la torre civica City Hall sede del municipio . A fianco il museo d’arte contemporanea Moca. Incredibile il contrasto appena ci si sposta di poche centinaia di metri dal quartiere civico dominato dagli edifici moderni ed avveniristici con locali di lusso, alla zona lungo la Broadway dove negozi di ogni tipo e caos di gente soprattutto ispanici affollano i marciapiedi, il vicino Fashion Disctrit sembra piu’ che altro un bazar arabo. Siamo entrati per mangiare qualcosa al Grand central Market sempre sulla Broadway, grande ambiente caotico e non troppo pulito, caratterizzato da mercati di ogni tipo,colori, rumori e tavole calde di ogni razza (messicana,cinese,vietnamita ecc). Sempre nei paraggi i quartieri di little Tokyo e Chinatown.
In questa città appena giri l’angolo ti si presenta uno scenario differente.

Martedi’ 5 settembre : LOS ANGELES volo di rientro
Consegnamo l’auto vicino all’aeroporto e ci imbarchiamo di mattina presto.

Mercoledi’ 6 settembre : MILANO
Arrivo in mattinata a Milano.

CONSIDERAZIONI PERSONALI :

Durante il viaggio ho pensato a tutto ciò che avevo visto nei 21 giorni di viaggio.
Hai subito la sensazione (e la certezza) che le dimensioni di tutte le cose siano enormi.
La Natura, le strade, le città, il cibo e... anche le persone, tutti obesi!
Le sensazioni piu' belle le ho avute dalla natura meravigliosa e molto diversa da quella alla quale siamo abituati. Le delusioni maggiori le ho avute guardando le foto che non riescono a farmi provare le emozioni di quando ero direttamente in quel posto, è tutto cosi' grande che non riesci a catturarlo.
La vacanza è il viaggio stesso, gli spostamenti, la strada le persone che incontri i posti in cui mangi e dormi ed i rapporti che instauri.
L'americano tipico non esiste, ci sono tante razze che si identificano come un' unico popolo, quello americano.
A volte ho avuto l'impressione di vivere in un telefilm, poliziesco, western.....tante location che abbiamo già visto al cinema o alla tv.
Gli americani si identificano nello stato, lo stato sono loro e lo rappresentano, perciò hanno molto rispetto della cosa pubblica. Sulle strade rispettano le regole (anche per le pesanti sanzioni) e sono piu’ altruisti e gentili di noi. Da noi invece cè la mentalità che se una cosa è di uso pubblico, allora non è tua e quindi "chi se ne frega", la sporco, la rompo o la rubo.
Là ho visto persone anche anziane costrette a lavorare per integrare la scarsa pensione, sappiamo anche bene come funziona il sistema sanitario, hanno i migliori ospedali del mondo ma se la tua assicurazione e carta di credito non sono abbastanza "grandi" finisci in ospedali di serie B dove ti riparano alla meglio.
Hanno un'immagine degli italiani che gli proviene dagli immigrati e dai film del neorealismo, dalla pizza dalla pasta e dalla bolognese (che non ho ancora capito cosa si intende, si va dalla pizza alla bistecca..bho?).Nelle piccole città del Wyoming ti sembra di essere ancora nel vecchio West con Ranch, rodei, cavalli allo stato brado inseguiti da un lazoo ed il tipico abbigliamento con cappello e stivali. le comunità dei Mormoni sono curiose per le loro regole ferree rigidamente rispettate, ti capita perfino di vedere intere famiglie vestite come inizio secolo che viaggiano con carretto e cavalli. Nelle grandi città puoi passare immediatamente dai grattacieli in acciaio e vetro e dal lusso e la ricchezza dei quartieri agiati al degrado e la miseria di quelli piu' popolosi e sporchi.

VIAGGIO A CUBA

Aprile 2005

Durata : 10 gg, Volo : Bologna-Avana, Noleggio auto 9 gg .
Percorso : Habana, Santa Clara, Cayo Santa Maria, Remedios, Trinidad, Varadero, Habana.

Il viaggio non è solo vacanza, ma è un’esperienza che ti arrichisce, ti segna e ti insegna, ti aiuta a capire e soprattutto a conoscere.
I cataloghi di viaggi, le riviste, i documentari ti tolgono la sorpresa della scoperta e spesso causano delusioni quando non vedi i paesaggi da cartolina, ma è il contatto con la gente ed i luoghi che fa la differenza e che non riesci a vedere in nessuna immagine televisiva. Solo i tuoi occhi e il tuo cuore sono la tua unica “macchina fotografica”.

Il viaggio è Cuba, pensato forse non troppo ma ispirato dalla curiosità dei racconti di chi ci è stato, spesso conditi con storie di amori e di sesso facile.
Il catalogo ti rimandava immagini di azzurro e di bianco ed odori di abbronzanti e di mare, cose di fronte alle quali invece i miei occhi sono stati ciechi.
Prima destinazione : La Habana, prima sensazione : un caldo umido ed avvolgente quasi soffocante.
Primo odore: gasolio e fumo, primo rumore : motori di camion.
Prima “delusione”: periferie estremamente digradate ed una sacco di gente a piedi lungo le strade che chiedevano disperatamente un passaggio.
Il taxista non parla l’italiano e tantomeno l’inglese, ma si fa capire abbastanza quando gli comunichiamo la destinazione, un hotel in Habana Vieja prenotato alcuni giorni prima con internet.
Le strade sono affollate di pedoni che si spostano pigramente ed i 25 km che ci separano dall’ aereoporto sembrano essere durati un’eternità.

L’Hotel è in un vecchio palazzo in stile coloniale con grandi camere ed un lussureggiante giardino interno.
Dopo aver preso posto senza troppi cerimoniali iniziamo il primo pomeriggio di visita.
Il sole insiste sulle nostre pelli non ancora abituate al sole ed i primi passanti cominciano ad avvicinarsi offrendosi per informazioni, offerte di alloggio e di cibo, naturalmente non senza interesse. Scopriremo che questa sarà una costante della nostra permanenza li’, una sorta di tassa che il turista deve pagare.

Habana può piacere o non piacere per niente, dipende da te cosa riesci a cogliere.
I palazzi e le vie sono testimoni di tempi gloriosi e li cogli da architetture grandiose e vie larghe. Specialmente il Paseo de Marti’ o semplicemente Prado ha ancora quell’aria “gloriosa” di inizio secolo che ti fa pensare a signore a passeggio con l’ombrellino e belle carrozze ai lati dei viali. Quando apri gli occhi però vedi palazzi ormai fatiscenti ma resi meno opprimenti da colori sgargianti. E’ proprio questa l’anima della città e della sua gente, questa disperazione sdrammatizzata dall’allegria e dalla gioia di vivere. Anche la musica suonata da cento portoni e da finestre aperte che invade le strade, o il canticchiare anche sommesso di chi passa per o chi lavora nei bar, ti fa capire tutto questo.

La prima immagine: nello spazio di Plaza Vieja, bambini che giocano con un bastone ed una palla. Ridono, corrono sudati e felici senza controlli di genitori apprensivi. Ed ancora gente, di ogni colore seduta su gradini e su porte o che dorme o che ride senza dare l’impressione di avere qualcosa da fare.
Tu italiano? Roma, Milano, vuoi un posto per dormire? Vuoi un posto per mangiare? Questa è Plaza della Catedral e se mi segui ti faccio vedere……. Questa è la colonna sonora che accompagnerà tutta la nostra permanenza nella città, ci fai l’abitudine ed alla fine è anche una scusa per chiacchierare con qualcuno che chiede e che vuole spere a sua volta.

Sono trascorsi un paio di giorni ed un paio di splendide serate seduti ai tavoli all’aperto dei bar ospitati dalle piazze e coperti solo da limpidi cieli stellati degni della migliore serata estiva, che abbiamo già voglia di metterci in viaggio per scoprire altri lati dell’isola.
Partiamo la mattina, dopo aver noleggiato una Pegeut 206 con aria condizionata e molte ammaccature, con destinazione Santa Clara e Cayo Santa Maria forse spinti dal desiderio di vedere anche solo di passaggio le spiagge bianche dei cataloghi turistici.
L’impatto con le “vie di comunicazione” terrestri è un po’ traumatico.
Le indicazioni sono pressoché inesistenti, i semafori sono dalla parte opposta agli incroci e praticamente nascosti, le strade rotte, i passaggi a livello anche in piena autostrada, senza sbarre e senza segnali premonitori.
In compenso i mezzi “meccanici” in circolazione sono veramente pochi in favore di carri trainati da animali ed i controlli della polizia veramente capillari ed assillanti (nell’isola il rapporto cittadino/poliziotto pro capite è il piu’ alto del mondo). In un primo momento siamo rimasti colpiti da quanta gente circolasse a piedi e chiedesse passaggi e quanti affollassero addirittura i trasbordanti cassoni dei camion, poi abbiamo capito che chi ha la fortuna di viaggiare con un qualsiasi mezzo a motore, ha l’obbligo di dare passaggi a chi lo chiede, è una normale consuetudine.
Noi non siamo abituati a caricare gente e soprattutto in un paese dove ti chiedono tutto e con insistenza nutriamo una certa diffidenza. Ma ben presto siamo costretti a cambiare idea . Infatti non tardiamo a sbagliare piu’ volte strada, vuoi per le indicazioni che lasciano molto spazio alla libera interpretazione, vuoi per le cartine che non riproducono senz’altro fedelmente la geografia del territorio. Cosi’ carichiamo un militare in divisa che sta tornando a casa dalla famiglia dopo un periodo di servizio trascorso ad Habana, poi è la volta di una donna dal viso rubicondo e sorridente con figlioletto appresso diretta in un paese vicino, poi un’anziano dal viso scuro e segnato profondamente dal tempo che ha vissuto tanti anni a Santa Clara . La nostra diffidenza sparisce a poco a poco cercando un dialogo in una lingua inventata a metà tra l’italiano, il dialetto bolognese e una specie di spagnolo, l’inglese meglio scordarselo (per chi lo sa).

L’arrivo a Santa Clara è un po’ deludente, la cittadina non è poi un granchè, unica attrattiva il famoso monumento dedicato al Che, poi un fragoroso temporale ci sorprende riversandoci addosso tonnellate e tonnellate d’acqua e gonfiando le strade di fiumi fangosi che ci fanno sbandare paurosamente.
Finalmente arriviamo a Cayo Santa Maria e con nostra sorpresa scopriamo che quasi tutti i cayo sono zone vietate ai cubani, ma solo spiagge riservate ai turisti. Infatti la maggior parte delle sistemazioni offerte sono resort e villaggi.

Non trovando quindi da dormire decidiamo di evitare le spiagge per turisti e, seguendo il consiglio della nostra preziosa guida del National Geographic, ci fermiamo ormai stanchi nella cittadina di Remedios.
Remedios è uno dei piu’ antichi insediamenti dell’isola in quanto vicina ad una delle prime zone di sbarco degli esplolaratori sull’Atlantico. La città non è stata toccata dalla modernità e percorrendo le sue poche vie, si ha l’impressione di essere proiettati indietro di almeno 50 anni come abitudini di vita e molto prima per tutti gli edifici in stile coloniale. Rimango incantato davanti un negozio di barbiere ancora in stile anni ’50 dove diversi clienti si sottopongono alle cure ancora sulle vecchie sedie che farebbero follie ad uno dei nostri mercatini dell’antiquariato ed ancora facendo la barba con il classico rasoio lisciato nell’apposito nastro in gomma (un po’ come nei film western).
Praticamente inesistenti i turisti per strada a parte qualche piccola rappresentanza nell’unico hotel della città, lo storico Hotel Mascotte, modesto ma molto accogliente, dove ci ritiriamo dopo una passeggiata serale per le vie praticamente deserte.
Il mattino è brulicante di vita, carri e calessi trainati da cavalli, bimbi che si recano a scuola perfettamente in fila abbigliati con la classica divisa pantaloncini rossi e camicia bianca con fazzolettino al collo ed i negozi che si accingono ad aprire i battenti.
La destinazione è Trinidad, al sud dell’isola. Dopo aver studiato la carta sperando di aver individuato la strada piu’ breve, partiamo cercando di decifrare le quasi assenti indicazioni stradali.
Come al solito, volendo accorciare il tragitto ed affrontando strade un po’ secondarie, ci troviamo alle prese con percorsi piuttosto difficoltosi con strade a volte senza asfalto e passando per paesi che invece di case hanno solo baracche in legno. Coltivazioni di tabacco, banane, canna di da zucchero e palmeti, sono il paesaggio delle strade che attraversiamo durante la giornata. Sulle strade che attraversano i pochi villaggi, troviamo piccoli gruppetti di curiosi che vedono passare forse un paio d’auto del genere in un giorno e che in piu’ occasioni si sbracciano alzandosi dai muretti con una specie di “ola” da stadio per indicarci la strada immaginando l’unica destinazione possibile da quel punto dell’isola.
E’ piu’ faticoso del previsto e concludiamo che da ora in poi è meglio percorrere le strade principali o quella specie di autostrade anche a costo di allungare il percorso di 50 km.
Eccola Trinidad, adagiata in un afoso pomeriggio, con le sue case colorate e stradine strette e ciottolate. Non cè molta gente in giro a quell’ora ma come al solito veniamo agganciati dai soliti procacciatori di qualsiasi cosa. Questa volta è una donna, apparentemente simpatica. Decidiamo di non resistergli e cediamo alle sue insistenze per vedere una stanza in affitto.
Ci infiliamo in un cortile passando attraverso almeno altri due appartamenti e finalmente ci viene presentata la stanza con due letti, apparentemente accogliente, cè anche il bagno, ma non ci facciamo troppo caso, siamo talmente stanche ed accaldati che accettiamo visto anche il prezzo della camera (25 dollari al giorno). Ci accorgeremo poi che il bagno lascia molto a desiderare, la doccia è riscaldata direttamente sul tubo da una restenza a fili scoperti, roba non senz’altro da marchio IMQ, e gli asciugamani sono delle salviette microscopiche e consumate. Ma c’è anche una specie di condizionatore che naturalmente non proviamo e che poi scopriremo fare un rumore assordante, praticamente inutilizzabile. Siamo anche affamati e cediamo alle indicazioni della nostra procacciatrice d’affari che ci porta in casa da una signora (una delle tante Palladar non ufficiali).
Li’ finalmente la prima vera soddisfazione culinaria della vacanza, una grossa aragosta tenerissima e dolcissima come mai piu’ mangerò, specialmente per il prezzo (25 dollari in due) per una cosa che in Italia ci sarebbe servito un finanziamento a tasso agevolato!
Dopo un po’ di ristoro, eccoci nuovamente in movimento per raggiungere il mare vicino.
E qui ci attende una spiaggia meravigliosa ed un bagno in un’acqua caldissima.
Sulla spiaggia di Trinidad conosciamo anche un’italiano (strano personaggio) che, lasciando a casa moglie e figlio, tutti gli anni trascorre un mese li’ vivendo di pesce pescato e venduto ai ristoranti e palladar. Insieme ad un ragazzo cubano, si allontanano in mare a nuoto con una boa per poi tornare diverse ore dopo.
Al loro ritorno, la polizia, come al solito onnipresente, ferma i due e porta via il ragazzo cubano.
L’italiano ci spiega che i cubani non possono frequentare le spiagge sulle quali vanno i turisti e tanto meno pescare. Ci chiediamo cosa gli faranno e soprattutto cosa avrà mai fatto di male il ragazzo.
Il tutto però non turba la nostra giornata di mare ed il meraviglioso tramonto che ci aspetta.
Anche Trinidad, dove trascorriamo due giorni, di sera è molto carina ed animata da turisti e da giovani. Le coloratissime case in stile coloniale aprono le grandi finestre con le caratteristiche grate di legno, direttamente sulla strada e lasciano vedere l’interno ancora arredato con meravigliosi mobili ed arredi d’epoca. Anche la paladar Estela, dove mangiamo l’ultima sera è veramente accogliente. Un’abitazione privata ancora con vecchi mobili sul retro della quale si apre un grazioso cortiletto ingombro di tavoli dove ci accoglie una cucina semplice e tradizionale.
E’ giunto il momento di far nuovamente rotta in direzione di La Habana.
Facciamo una tappa a Varadero, notissimo centro balneare ma, a parte il colore meraviglioso del mare, rimaniamo un po’ delusi. E’ infatti diverso dalla vera Cuba. Un paradiso per turisti con grandi alberghi e villaggi turistici che offrono tutti i confort. La bella spiaggia ha le grandi palme alle spalle, ma al di sopra delle quali spuntano i palazzi e gli alberghi.
Per le strade tedeschi, francesi ed italiani, un po’ come essere a Rimini senza i chioschi delle piadine.
E’ ora di tornare a La Habana.
La città ci aspetta cosi’ come la ricordavamo all’arrivo e decidiamo di passare li’ l’ultimo giorno dormendo al quartiere Vedado, ben diverso dalla città vecchia dell’inizio del viaggio.
Il quartiere è animatissimo con locali di ogni tipo, e l’imponente Hotel Habana Libre domina gli edifici circostanti. Prima del ’59 era il famoso Hilton, che fu poi sequestrato da Castro durante la rivoluzione dove stabili’ il suo quartier generale. Per strada cè un gran via vai ed i taxista che cercano di catturati con ogni scusa, con le loro ridicole macchine provenienti dalla ex Russia comunista. Senza troppo clamore si avvicinano e ti chiedono se vuoi una chica o un chico naturalmente no puta e rigorosamente vergine.
Ancora per le strade, ancora in mezzo alla gente, ancora lungo il Malecòn dove si riversano i cubani alla fine della giornata non troppo lavorativa, ancora per le vie della città vecchia tra corse di bambini che scorrazzano per le strade.
Le case fatiscenti, le scarse risorse economiche, la mancanza di tutto non scoraggia l’orgoglio cubano e soprattutto la voglia di sorridere sempre e di sfidare le regole di un’assurda dittatura.
Lasciamo malvolentieri la città diretti verso l’ aereoporto, forse quasi con una mezza promessa di ritorno. Un ritorno che forse non sarà piu’ nella Cuba che ricordiamo ma in una Cuba di domani che dovrà per forza essere diversa. Ma nella Cuba di oggi Fidèl ci ricorda con grossi cartelli al bordi delle strade “VAMOS BIEN” come a voler rassicurare i Cubani che quella deve essere la realtà.

mercoledì 5 settembre 2007

VIAGGIO IN SICILIA (tappe e consigli)

VIAGGIO IN SICILIA APRILE 2006

Durata : 10gg
Mezzi : da Bologna a Napoli in auto, Da Napoli a Palermo in nave.

Percorso : Palermo, Segesta, Erice, San Vito lo Capo, Riserva dello Zingaro,
Trapani, Selinunte, Agrigento, Noto, Siracusa, Catania, Villa Armerina, Madonne,
Cefalu’, Palermo.

21/04 : Arrivo a Napoli ed imbarco ore 20.00 con traghetto SNAV con cabina prenotata (http://www.snav.it/)

22/04 : Arrivo a Palermo alle ore 7.00 con 2 notti di pernottamento prenotato presso Hotel Villa Archirafi via Lincoln,30 tel 091-6168827 fax 6168631 3 stelle confortevole ma piccolo (nei pressi della stazione e comodo a via maqueda).

22/04 e 23/04 : Visita alla città di Palermo.
Mercato della Vucciria e di Ballarò (solo al mattino), la lunga via Maqueda fino al Teatro Massimo (centro della vita e del passeggio cittadino), la fontana Pretoria, la chiesa di San Giovanni degli eremiti con la cupola araba, la chiesa normanna della Martorana , la Cattedrale con il chiostro e mosaici, Palazzo dei Normanni con all’interno la bellissima Cappella Palatina ricoperta di mosaici in oro. A circa 8 km Monreale con la splendida Cattedrale, i meravigliosi mosaici in oro all’interno ed il chiostro.
Ottimi piatti al ristorante “Dal maestro del Brodo” via Pannieri,7 all’ingresso della Vuccira (tel.091-329523). La classica pasta con le sarde, la caponata di melanzane, le sarde beccafico, gli ottimi involtini di pesce spada e la cassata.
Vale una sosta magari a pranzo perché piu’ veloce, anche “L’antica focacceria San Francesco” in via Paternostro,58 (sempre nei pressi della Vucciria), locale originale ottocentesco dove, seduti ai tavolini, si potrà gustare il famoso “pane cà meusa” ossia la classica focaccia palermitana con la milza o gli arancini siciliani.

24/04 : Partenza al mattino per Segesta. Visita al Tempio greco ancora intatto e al teatro greco che si apre sulla bellissima vallata ed il mare.
Fermata ad Erice (a 800mt d’altezza) e visita al bel borgo medioevale e ai bellissimi scorci sul mare e sul golfo.
Arrivo a San Vito Lo Capo. La bella spiaggia è bianca e l’acqua trasparente ma il paese non è un granchè. A pochi km cè però la Riserva dello Zingaro, area protetta con accesso solo pedonale o in bici ricca di insenature e bellissime spiaggette.
Pernottamento e cena fuori dall’abitato di San Vito, in località Isulidda (Makari) in una grande insenatura circondata da montagne rocciose e con lunghe spiagge anche rocciose.
Hotel Pocho tel 0923.972525 fax 0923.621354 (http://www.pocho.it/) Belle camere e ottimo ristorante con terrazza sul mare (pernottamento con cena è piu’ conveniente e si mangia bene).

25/04 : Partenza e direzione Trapani, senza fermarsi in città, sosta alle saline di Trapani di fronte all’isola di Mozia, dove, volendo partono anche le escursioni per l’isola di Favagnana.
Direzione Selinunte e visita al sito archeologico ed ai bei templi greci ed antica città.
Arrivo in serata ad Agrigento, e pernottamento e cena in centro storico.

26/04 : Agrigento valle dei Templi e partenza verso Noto.
Noto, visita al meraviglioso centro storico barocco della città. Eventuale escursione a Capo Passero Portopalo. Partenza per Siracusa ed arrivo in serata con pernottamento in B&B.
Serata a Siracusa .

27/04 : Visita al Duomo di Siracusa e partenza per Catania.
Arrivo a Catania e visita al centro storico della città con il caratteristico mercato.
Partenza nel tardo pomeriggio per Villa Armerina dove abbiamo pernottato

28/04 : A Villa Armerina, visita alla Villa del Casale e ad i mosaici romani.
Partenza per Cefalu’ attraversando il parco delle Madonne con i suoi dolci paesaggi Poco abitati e disseminati di piccoli paesini sperduti e caratteristici.
Arrivo in serata a Cefalu’ con pernottamento.

29/04 e 30/04 Cefalu’ . Visita al bel centro storico e relax nella lunga spiaggia.

30/04 : Partenza per Palermo e traghetto per Napoli ore 20.00.

01/05 : Arrivo a Napoli alle 7.00 e ritorno a casa.